22. L'arte dei romani
22.1 L'arte dei romani
Quando Roma si affacciava alle soglie della storia, solo gli Etruschi, tra le popolazioni italiche primitive, avevano raggiunto, anche nell'arte, un alto grado di civiltà. E artisti etruschi affluirono numerosi in Roma, così che sul rude e realistico ceppo etrusco sorsero i primi saggi dell'arte latina.
Ma già dalle colonie greche dell'Italia meridionale e della Sicilia, dalla Grecia stessa e dall'Asia Minore, giungevano notizie ed esempi di una più grande arte sbocciata dal genio ellenico come un prodigio.
Roma ne subì presto il fascino, e chiamò dalla Magna Grecia artisti valenti a cooperare al suo rapido fiorire. Con l'estendersi delle conquiste nel Mediterraneo, giungevano sempre più numerosi a Roma, condottivi dalle legioni vittoriose, capolavori d'arte e gruppi di artefici.
Nel II secolo a. C., al dire di Plinio, vi erano a Roma più statue greche che abitanti.
Se considerate che la grande conquistatrice faceva partecipi i popoli vinti della sua civiltà, voi capite quale vastità ebbe, per suo merito, la diffusione del classicismo nel mondo antico.
Non dovete credere però che l'arte romana sia stata soltanto un'imitazione dell'arte greca.
Se i templi, le basiliche, i teatri erano in gran parte ispirati ai modelli greci, costruzioni originali erano gli anfiteatri, come il Colosseo a Roma e le arene di Verona, di Pola, di Nimes, di Arles, gli archi di trionfo innalzati a ricordo delle vittorie imperiali, come quelli di Tito, di Settimio Severo, di Costantino a Roma, e altri ad Aosta, Ancona, Benevento, in città della Francia, della Libia, dell'Algeria; le colonne onorarie, le grandiose terme, le immense opere di utilità pubblica, come gli acquedotti e i ponti a più ordini di archi: monumenti tutti che, nella sontuosità dell'architettura e nell'ardimento della tecnica, affermavano nel mondo la ricchezza e la potenza del dominio di Roma. Un tempio, la cui forma non ha riscontro nell'architettura degli altri popoli, è il Pantheon, ricoperto dalla più grande cupola costruita nell'antichità.
Volte colossali, quali non s'erano mai viste in passato, innalzarono gli architetti romani sulla Basilica di Massenzio; e ancora oggi ne ammiriamo pieni di stupore le gigantesche rovine, tra i ruderi del Foro, che ci parlano di uno splendore architettonico che mai più ebbe nel mondo l'uguale.
La scultura romana, accanto ad alcune pregevoli opere originali (per esempio, l'Ara Pacis Augustae), che si possono considerare la continuazione della grande arte greca, ci ha tramandato le copie di molti capolavori classici che sono andati perduti. Ma non fu questo il solo grande suo merito. Una moltitudine di bellissimi ritratti fortemente realistici ed espressivi, il cui stile si riallaccia al verismo etrusco, ci fanno conoscere le effigi dei grandi protagonisti della storia di Roma, mentre numerosi, movimentati e drammatici bassorilievi, che ornano gli archi di trionfo e le colonne commemorative, rievocano con viva naturalezza le gesta di alcuni imperatori e fanno rivivere ai nostri occhi costumi e immagini della vita romana. Troverete molte illustrazioni di queste opere, nelle pagine dell'Enciclopedia che raccontano la storia dell'Impero. Ben poco resterebbe a dire della pittura romana, se l'immane eruzione del Vesuvio del 79 non avesse serbato ai posteri, quasi nella loro integrità, sepolte per secoli sotto un alto strato di fango, di cenere e di lapilli, numerose case e ville di Ercolano e di Pompei, ricche di marmi, di bronzi, di pregevolissimi oggetti decorativi, di mosaici e di mirabili stucchi e pitture murali.
Sono, queste, opere di valore prevalentemente decorativo, ispirate all'arte ellenistica, ma non prive di una spigliata originalità. Vi è noto forse il vaghissimo fregio degli Amorini, che raffigura una folla di putti alati intenti con animato fervore ai lavori cui presiedono le deità Amore e Psiche.
Da Pompei è stato tratto il celebre mosaico della Battaglia di Alessandro. Altri pregevoli lavori sono venuti alla luce nei recenti scavi di Ercolano. Queste opere e l'affresco romano detto le "Nozze Aldobrandine", ora nella Biblioteca Vaticana, costituiscono i saggi più preziosi e completi della pittura greco-romana.
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