1.2 La fondazione di Roma
Il resto è noto. I due fanciulli crebbero fra pastori, animosi e forti. Vennero a sapere chi erano. Allora assaltano Amulio in Alba Longa e lo vincono; rimettono sul trono il nonno Numitore e chiedono per sé e per i compagni un luogo dove edificare una loro città, sulla riva stessa del fiume dov'erano stati salvati. Remo voleva sorgesse sull'Aventino; Romolo sul Palatino. Remo voleva darle il suo nome; Romolo voleva imporle il suo. Incominciarono a litigare.
Rimessisi alfine al volo degli uccelli, Remo vide prima sei avvoltoi; subito dopo Romolo ne vide dodici.
Gli alterchi continuarono. Finalmente Romolo rompe ogni indugio, e "ordinate tutte le cose che a ricevere il popolo e a fare i sacrifici parevano opportune, come venne il tempo determinato, egli primieramente sacrificando agli dei e comandando agli altri che facessero lo stesso secondo il loro mezzo, osservate le aquile e ordinato poi che si accendessero i fuochi, trasse fuori il popolo, facendolo saltare sopra le fiamme per purgarlo dei peccati; quindi, aggiogati due bovi maschio e femmina a un aratro con il vomero di rame, copertosi il capo con la veste come d'un manto sacerdotale, cominciò a tracciare un solco in quadrato, intorno al colle del Palatino. E questo giorno, ancora all'età mia - dice Dionigi d'Alicarnasso - la città di Roma solennizza ogni anno con festa a nessun'altra minore, e chiamasi Palilia".
Era il giorno 21 Aprile - narra la leggenda - dell'anno 753 avanti Cristo.
Tutta la natura era in festa. Splendeva il sole; gli alberi si erano rinverditi di nuove fronde; sbocciavano i fiori; nidificavano gli uccelli; tutti gli uomini e le cose sembravano presi, come nei giorni solenni, da una tripudiante allegrezza.
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