14.5 Marco Aurelio
Lucio Vero, nel 169 morì, e Marco Aurelio rimase solo imperatore.
Era nato a Roma, da famiglia oriunda di Spagna.
Dovette combattere Quadi e Sarmati, Alani, Svevi, Vandali e Marcomanni e altri popoli barbari, sbucati d'oltre Danubio a invadere le terre dell'Impero.
Marco Aurelio li vinse e li ricacciò al di là del Danubio.
Frattanto le sue legioni sedavano rivolte in Arabia, in Egitto e in Armenia, assalivano i Parti e prendevano Babilonia, Seleucia sul Tigri e Ctesifonte, dove incendiavano la reggia di Vologese III.
Il comandante Ovidio Cassio si proclamò imperatore, e Marco Aurelio partì contro di lui; ma durante il viaggio seppe che egli era stato ucciso dagli stessi legionari.
Allora tornò a Roma. Fu richiamato sul Danubio da una nuova invasione dei Marcomanni. A Vindobona (Vienna), il 7 marzo del 180, non ancora sessantenne, moriva, lasciando il trono al suo indegno figlio Commodo.
Durante la peste e la carestia che funestarono il suo regno, Marco Aurelio fu largo di soccorsi al popolo. Gli schiavi ebbero in lui un protettore.
Secondo Marco Aurelio, tutti i cittadini dovevano essere uguali di fronte alla legge.
Fu filosofo, e come tale seguì la dottrina degli stoici.
Scrisse i Ricordi: raccolta di riflessioni, considerazioni, massime di alto valore morale. In essi, Marco Aurelio esamina la propria coscienza, conversando con se stesso. "Vivere col pensiero rivolto agli dei, non far nulla contro di loro, accogliere serenamente la loro volontà" sono i moniti che, nei Ricordi, Marco Aurelio frequentemente rivolge a se stesso.
Ci resta di lui una celebre statua equestre, oggi sul Campidoglio; furono eretti, fra l'altro, durante il suo regno, la colonna di Piazza Colonna in Roma e l'arco a lui dedicato in Tripoli.
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