2.3 Anco Marzio
Il nuovo re prima volle che tutti pubblicamente conoscessero i dettami religiosi ordinati dal suo avo Numa Pompilio, e li fece incidere su alcune tavole ed esporre al popolo. Poi comandò che anche le guerre si bandissero secondo alcune norme religiose, per aver favorevoli e consenzienti gli dei. Andava un sacerdote Feciale, con il capo velato, sul confine nemico e diceva:
- Ascolta, o Giove; ascoltate, confini; ascoltino la giustizia e la ragione! Io sono pubblico ambasciatore del popolo romano, e vengo giustamente e religiosamente mandato; sia dunque prestata fede alle mie parole. - Esponeva i suoi reclami e quindi, chiamando Giove in testimonio:
- Se io ingiustamente ed empiamente opero, o Giove, tu fa' che io non possa tornar più a goder la mia patria.
E oltrepassava il confine, e ripeteva le stesse parole davanti al primo che incontrava e davanti alla porta e sulla piazza della prima città. Se in 33 giorni non aveva soddisfazione:
- Odi, o Giove; udite, o Giunone e Quirino, e voi tutti iddii del cielo, della terra e dell'inferno! Io vi testifico che questo popolo è ingiusto e non dà ragione; di ciò giudicheremo a Roma.
E tornava a Roma. Il re convocava il Senato, e, se era caso di guerra, il Feciale, di nuovo tornato sul confine nemico, alla presenza di almeno tre testimoni d'età non minore dei 14 anni, brandendo una lancia diceva:
- Poiché questo popolo ha operato e peccato contro il popolo romano, e il popolo romano ha voluto e comandato che si faccia guerra, e il Senato del Popolo Romano ha giudicato, consentito, confermato che la guerra si faccia: per questa ragione io e il popolo romano annunziamo e protestiamo e facciamo guerra contro voi.
Scagliava la lancia oltre il confine. Dopo di che movevansi gli eserciti.
Anco Marzio combatté e vinse molte città latine; ne trasportò gli abitanti a Roma e coprì di case il Colle Aventino e la Valle Murcia, fra l'Aventino e il Palatino. Fortificò il Gianicolo e l'unì con un primo ponte di legno a Roma. Tolse ai Veienti la Selva Mesia fino al mare, dove, alle foci del Tevere, fondò Ostia.
Or ecco che venne a stabilirsi a Roma un certo Lucumone di Tarquinia etrusca, il quale, nipote d'un fuoruscito greco e sposatosi con Tanaquilla di nobile stirpe, si faceva chiamare Lucio Tarquinio Prisco.
Colto, ambizioso, spronato dalla moglie più ambiziosa di lui, ricchissimo, Tarquinio Prisco divenne presto l'amico e il consigliere di re Anco Marzio; tanto che questi, quando dopo 24 anni di regno morì, lo lasciò tutore dei suoi figliuoli. Ma Tarquinio Prisco brigò in modo, che fu egli elevato al trono.
Torna all'indice