11. Cesare
11.1 Nelle mani dei pirati
L'assalto era stato così irruento e repentino, che i viaggiatori non avevano nemmeno avuto il tempo di difendersi. Trasportati sgomenti sulla nave dei pirati, qualcuno osò domandare:
- Dove ci conducete?
- Lo vedrete - rispose il capo della ciurmaglia. - Per ora, siamo diretti alle coste della Cilicia. Poi vi affideremo ai mercanti di schiavi.
- Di schiavi?!
- A meno che non vogliate pagare il riscatto.
I prigionieri romani si rincantucciarono in un angolo, muti e angosciati. Solo uno, un giovane, se ne stava dritto e quasi indifferente, e alteramente guardava quei ladroni del mare e li minacciava se l'offendessero o non lo lasciassero quieto: poiché egli, diceva, doveva andare agli studi di Rodi e non amava essere disturbato.
E i pirati, sollazzati da tanta incosciente baldanza, ridevano:
- Per te - gli dissero quando furono a terra - ci vorranno di molti talenti per il riscatto.
E chiesero un'enormità.
Ma il giovane, come se lo avessero ingiuriato:
- Che? - replicò. - Voi credete che io valga così poco? Vi darò il doppio; ma ricordatevi che, appena libero, vi farò crocifiggere.
Difatti, appena sbarcato sulle coste dell'Asia Minore, pagata la somma e riacquistata la libertà, si procura degli altri danari, compra navi, assolda ciurme e si rimette in mare; insegue i pirati e li sorprende, li assale, li vince, li fa prigionieri; e li fa crocifiggere. Prima, però, acciocché quei miserabili pirati non fossero esposti inutilmente a un lungo e crudele martirio qual era quello sulla croce, li fece decapitare. Egli era infatti d'animo forte, ma generoso.
"Ha un cuore di Cesare": l'avete udito dir mai?
Quel giovine si chiamava appunto Caio Giulio Cesare.
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