7.5 Gli agguati della Trebbia e del Trasimeno
Frattanto, torna a marce forzate dalla Sicilia l'altro esercito, che stava per imbarcarsi per l'Africa. Nuova battaglia alla Trebbia, nell'inverno del 218 a. C., in una giornata grigia, fredda, nebbiosa. Annibale aspetta che i Romani passino il fiume, gelido e gonfio, per assalirli senza dar loro il tempo di riposarsi e mangiare. Soltanto 10.000 Romani poterono ritirarsi fino a Piacenza.
Tutta l'Italia settentrionale era perduta. Si tentò con nuove legioni di impedire ad Annibale i valichi dell'Appennino; ma, mentre lo si attendeva a Rimini o ad Arezzo, egli sboccò verso Fiesole e verso Perugia. Il console Caio Flaminio si buttò all'inseguimento. I Cartaginesi, al Lago Trasimeno, s'arrestano; approfittando d'una folta nebbia, occupano le alture dirimpetto e di fianco al lago; lasciano che i Romani insospettatamente si caccino nella morsa, li chiudono anche alle spalle e li assaltano tra i monti e l'acqua. I Romani subirono un'altra grave sconfitta; anche il console Flaminio cadde.
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