11.3 "O Pontefice o esiliato"
Morto Silla, rimpatria. Per attirare maggiormente gli occhi su di sé, comincia con l'accusare un ex console, governatore della Macedonia, che già aveva ottenuto un trionfo: Cornelio Dolabella. Perdette la causa; ma gli uomini illustri ammirarono la sua eloquenza, il popolo plaudì al suo coraggio.
Ed ecco farsi accusatore dei sicari di Silla e dichiararsi patrono di chiunque sia oppresso. È presto questore, e fa restituire alle colonie latine i diritti tolti da Silla. Vuol estendere la cittadinanza ad altri popoli, e si preoccupa anche dei gladiatori e degli schiavi. Eletto edile curule nel 65 a. C., offrì alla cittadinanza spettacolosi festeggiamenti, con ben trecentoventi coppie di gladiatori nei giuochi del circo: ma proibì che lottassero fino all'ultimo sangue.
Uomo incomparabile!
Nel medesimo tempo, con danari quasi tutti suoi, tratti dal suo patrimonio o chiesti in prestito, faceva restaurare la Via Appia e alzava per il popolo un vastissimo teatro. Muore sua zia Giulia, vedova di Caio Mario, ed egli, contro il costume romano e sfidando le ire dei sillani ancora al potere, ne tesse in pubblico gli ultimi elogi. Muore sua moglie Cornelia, figlia di Cinna, e anche a lei Cesare vuol che siano tributate esequie solenni.
Ai funerali di Giulia, egli aveva osato esporre le immagini di Mario.
Or ecco che, una mattina, le statue e i trofei dello stesso Mario, che Silla aveva fatto abbattere sul Campidoglio, ricompaiono più belli: li aveva fatti rialzare Giulio Cesare. Egli divenne l'idolo del popolo.
Nel 63 vi furono le elezioni per il Pontificato Massimo, una carica che durava a vita. I più ragguardevoli uomini di Roma vi concorrevano. Cesare, uscendo la mattina da casa, disse alla madre:
- Oggi mi vedrai Pontefice o esiliato.
E fu eletto. L'anno dopo era anche pretore. L'anno appresso, essendosi ormai indebitato per oltre 25 milioni di sesterzi, si fece spedire propretore in Spagna. Domò i Lusitani del Portogallo, e ritornò in Italia.
Gli fu decretato il trionfo, ma eran prossime le elezioni al consolato.
O trionfatore, o console. Il trionfo era per un giorno, e il consolato per un anno: Cesare preferì esser console.
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