16. Una lezione di geografia al tempo degli antichi romani
16.1 Una lezione di geografia al tempo degli antichi romani
Sì - diceva il pedagogo, agitando la sua bacchetta dinanzi ai ragazzi, come un rabdomante; - Erodoto, il primo dei geografi greci, non poteva trattenersi dal ridere di coloro che, pretendendo di disegnare il contorno della Terra senza averne alcun concetto ragionevole, suppongono che l'oceano l'abbracci tutta, e la fanno rotonda come se fosse lavorata al tornio.
I piccoli allievi, intanto, seduti alla meglio nella stanza disadorna, ascoltavano con occhi sbarrati, o notavano appunti con lo stilo sulla tavoletta spalmata di cera, aperta sulle loro ginocchia, o si scambiavano pizzicotti.
- Tizio, silenzio!... Erodoto, invece, si figurava la Terra come una superficie piana, indefinitamente prolungata ai quattro lati, e di cui non si possono conoscere i limiti. L'Europa, per lui, si estende da oriente a occidente più che le altre due parti del mondo, l'Asia e l'Africa unite insieme... Che cosa vuoi, Caio?
- Volevo domandare se l'Egitto è in Asia oppure in Africa.
- In Asia, l'ho già detto mille volte. Dunque, riepiloghiamo. Furono i Fenici che si spinsero primi nel Mediterraneo occidentale e che si avventurarono al di là dalle Colonne di Ercole nell'Oceano Atlantico, esplorando le coste africane a mezzogiorno e quelle europee a settentrione, fino alla Britannia.
I Fenici tenevano celate le loro scoperte, per non aver concorrenti nel commercio, e se incontravano sulla loro rotta qualche naviglio sospetto, lo affondavano.
- Benissimo! Abbiamo fatto bene noi Romani a distruggere la fenicia Cartagine!
- Silenzio!... Ai loro tempi, l'Europa era barbara e sconosciuta, e difficilissima la navigazione. Immaginatevi la gioia e la meraviglia degli eroi di Omero, quando dall'Africa, dopo un tragitto che parve miracoloso, approdarono in Sicilia! Immaginatevi lo stupore dei legionari romani, quando, sboccando dall'Appennino, videro apparire il vasto spettacolo della pianura padana; e quando incontrarono il Po, tante volte più grande del Tevere; e più a settentrione i bei laghi cisalpini, tanto più vasti dei nostri laziali; e la gigantesca catena delle Alpi, immensamente più alta e diversa degli Appennini; e di là la Gallia, tanto più estesa dell'Italia; e più su, col divo Cesare, di conquista in conquista e inseguendo il rotto esercito di Ariovisto, il fiume Reno ancor più grande del Po; e oltre il Reno, le selvagge foreste della Germania; e di là dal mare la grande Isola della Britannia, con le popolazioni seminude che si dipingevano di turchino e abitavano in aguzze capanne. Quando il divo Cesare vi sbarcò, e voi conoscete l'episodio del centurione che si buttò in acqua per trascinar con l'esempio i legionari, quei selvaggi Britanni scappavano.
- Ma la Britannia è un'isola o non è un'isola?
- È un'isola, non date retta a Strabone. La Britannia è stata esattamente descritta dal divo Cesare. Strabone è un gran geografo, ma nei suoi libri discute ancora se l'Italia abbia forma d'un triangolo o d'un quadrato, e vuol farci credere che il Mare Ircano (Mar Caspio) comunica con l'Oceano Settentrionale, mentre lo stesso Erodoto affermava che è un lago, e il nostro Pompeo, il quale vi arrivò con le legioni, assicura ch'è chiuso da ogni parte... Sta' buono, Caio!
- Che cos'è l'Oceano Settentrionale?
- È l'oceano che, a detta di Eratostene, bagna in linea retta le coste superiori dell'Europa. Secondo Eratostene, anche le coste occidentali dell'Europa corrono in linea retta dall'Iberia alla Gallia; ma Eratostene è, come si direbbe, un geografo un po' sorpassato. Dopo il Reno, per lui, non v'è che la Scizia: da una parte la Scizia, e dall'altra la grand'isola Baltia (Scandinavia) separata dal continente per lo Stretto del Baltico (Mar Baltico), e a sua volta separata dalle isole Albione e Tule (Inghilterra e Islanda).
- L'ultima Tule?
- Sì, quella che i poeti chiamano l'"ultima terrarum Thule".
- Chi la scoprì?
- Un Greco di Massilia, chiamato Pitea. Le coste asiatiche, invece, dalle foci dell'Eufrate a quelle dell'Indo, furon la prima volta esplorate e descritte dal generale Nearco, per ordine di Alessandro; il quale Alessandro, con le sue imprese, ci fece anche meglio conoscere l'India e la Persia, già percorse da Ctesia e da Senofonte. Un altro dei suoi uomini, Onesicrato, rivelò l'Isola di Taprobane (Ceylon). E non dimenticatevi che il primo a fissare sulle mappe geografiche le linee parallele, per indicare la posizione dei paesi, fu Eratostene.
- Lo scriviamo, maestro?
- Scrivetelo. Ma scrivete anche che poi le mappe furono perfezionate da Ipparco di Nicea e da Marino di Tiro, finché Tolomeo, or non è molto, vi ha applicato la latitudine e la longitudine.
- E le carte geografiche chi le ha inventate?
- Le primissime si attribuiscono ad Anassimandro, scolaro di Talete. Si vuole che anche Democrito, contemporaneo di Erodoto, disegnasse figure della Terra. Non dovevano essere rare, se Socrate ne mostrava una ad Alcibiade, per fargli vedere quanto piccola cosa fossero i suoi campi in confronto della Terra, e se le carte son citate nelle commedie di Aristofane, e se i cittadini di Atene tracciavano figure geografiche sulla sabbia, quando disputavan fra loro di conquiste e di guerre.
- Ma chissà che carte!... A proposito, io ho letto nella quarta Georgica di Virgilio, e mi pare anche in Lucano, che il Nilo scorre nell'India.
- Scorrerà anche nell'India. Il Nilo non si sa dove nasca.
- E io ho letto in Orazio che gli estremi confini della Terra sono in Britannia e al Tanai (fiume Don).
- Non può essere.
- Sì! Dice anzi, Orazio, che la Britannia ha a oriente la Germania, a mezzodì la Gallia, a occidente la Spagna, e a mezza strada l'Hibernia (Irlanda).
- Sarà così. Ora, tornando a Strabone, sappiate ch'egli divide giustamente la Terra in cinque zone, di cui solo due possono essere abitate. Tra queste due si estende una fascia semper sole rubens, come cantano Ovidio e Virgilio, "sempre rossa dal sole", et torrida semper ab igne, "e sempre bruciata dal fuoco". Questa fascia è in Africa, e al di là possono esservi altri popoli: così crede Aristotele, e così il filosofo Crate, il quale pone in quella seconda misteriosa zona gli Etiopi. Lo credono anche Strabone e Mela, i quali suppongono al di là un altro mondo, e lo credono infine i Pitagorici. Io non saprei pronunziarmi... Smettila, Sempronio!
- Non sono io.
- È certo che se veramente, secondo la teoria pitagorica, il mondo dovesse essere rotondo..., smettila Sempronio..., allora potrebbe anche darsi che sotto di noi ci fossero gli Antipodi, com'è detto nel Sogno di Scipione. L'avete letto?... Sempronio!
- Ma non sono io!
- Avrete letto, anche, che Platone diceva di aver inteso dire da un suo avo, il quale l'aveva saputo da Solone, il quale a sua volta l'aveva appreso da un vecchio sacerdote egiziano, che a occidente dell'Iberia, lontano dalle Colonne d'Ercole e nell'oceano, c'era una volta un continente chiamato Atlantide, lungo tremila stadi e largo duemila, allungato verso mezzogiorno e cinto a settentrione da montagne, che in altezza e bellezza superavano tutte le nostre; e ricco di frutti, d'uomini, d'animali e di metalli, e specialmente d'elefanti e d'oro. Bella e santa in principio, scrive Platone, poi l'Atlantide si corruppe, e in una notte Giove l'affondò. Io, per conto mio, non ci credo; non presto fede neppure a Coleo di Samo, il quale racconta di essere stato sbattuto da una tempesta sulle cosiddette Isole Fortunate (Azzorre) nell'Atlantico; come fede non presto a chi asserisce che il ribelle Sertorio vi si volesse rifugiare, quando vide perduta la sua causa in Ispagna; e tanto meno vorrò credere agli Antipodi. Tolomeo Evergete II affidò una volta una nave a Eudosso da Cizico, per tentare il giro dell'Africa. Orbene, Eudosso da Cizico non tornò più; perché?
- Sarà morto bruciato nella fascia semper sole rubens e cotta sempre dal fuoco.
- Bravo!... Andate a casa.
Queste erano le cognizioni geografiche al tempo dei Romani. Le Colonne d'Abila e Calpe erano considerate il non plus ultra dai naviganti. Le esplorazioni si arrestarono con l'arrestarsi della marcia delle legioni. A nord della Germania, poco si sapeva della Polonia, meno della Russia, meno ancora della Scandinavia, che anche per Plinio era un'isola; sconosciuto l'interno dell'Africa. A est il fiume Gange, a ovest il Capo che aveva nome Finis Terrae: ecco i confini del mondo antico.
E l'esattezza delle carte? In Strabone, il Mediterraneo è lungo 20 gradi più di quel che non sia il Gange: 46 gradi! Per Tolomeo, il Po nasce presso il lago di Como, e la Dora va a finire verso il Garda.
Dagli altri popoli, la Terra era considerata rotonda, a cubo, a disco, a cilindro, a barca. Nel 500 d. C., Cosma Indicopleuste, il quale scrisse una Topografia del mondo cristiano, attribuisce ancora alla Terra la figura di un parallelogrammo.
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