17.2 Aureliano
Era chiamato dai soldati: "Mano di ferro". I suoi legionari dicevano ch'egli aveva di suo pugno abbattuto 950 nemici in diverse battaglie, e avevano composto per lui una canzone, che nel ritornello terminava così: "E mille, e mille, e mille ne ammazzò...". Era nato da umili genitori, forse nella Pannonia. Sconfisse Jutungi, Vandali, Goti e Carpi, e un'orda di Alemanni ch'eran penetrati, razziando, in Italia, sino a Fano; riconquistò la Siria, la Mesopotamia, l'Egitto, la Gallia, vincendo e facendo prigioniera la celebre regina Zenobia; tornò trionfante a Roma, dove intanto si restauravano le finanze e si erigevano intorno a dieci colli le gigantesche mura, che in gran parte ancora esistono e che dal suo nome son dette "aureliane"; ornò il Campidoglio e i templi, e ne dedicò al Sole, di cui introdusse il culto, uno tutto sfavillante di metalli e pietre preziose. E ciò in soli quattro anni. Ai poveri faceva distribuire pane, olio e carne; voleva aggiungere anche il vino, ma il prefetto del pretorio si oppose. - No, - gli disse - altrimenti chiedono anche i pollastri! - Fu onorato col titolo di "restitutor orbis": restauratore del mondo. Egli si preparava a marciar contro i Persiani, per vendicare la sconfitta e la prigionia di Valeriano, quando, per opera d'un suo liberto ladro, fu assassinato, nel gennaio del 275, nella Tracia.
Torna all'indice