3.7 Un apologo che convince
Il Senato inviò degli ambasciatori, ma senza alcun risultato. Si mandò, a capo di un'altra ambasciata l'eloquente oratore Menenio Agrippa, il quale narrò un apologo che doveva rimaner famoso:
- Una volta - raccontò egli - le membra del corpo umano si ribellarono allo stomaco. "Perché" dicevano "noi dobbiamo lavorare, e lo stomaco ozioso deve godersi il frutto del nostro lavoro? Le braccia e le mani non portino più il cibo alla bocca, la bocca e i denti non mastichino più: vedremo che cosa saprà fare lo stomaco!". Che cosa accadde? Tutte le membra, in breve, s'indebolirono tanto, che non poterono più reggersi.
Capirono allora che, se esse lavoravano per lo stomaco, anche lo stomaco si affaticava per sostentarle; che tutto quello che gli davano in cibo, lo ricevevano in nutrimento; che se, insomma, esse erano indispensabili allo stomaco, anche lo stomaco era per loro indispensabile.
Anche i plebei compresero che, se i patrizi non potevano fare a meno di loro, neppure essi potevano fare a meno dei patrizi; che a nulla vale la forza delle membra, senza l'afflusso del sangue; poco può il braccio senza la mente, e nulla il capitale senza il lavoro, e viceversa; che tutte le categorie dei cittadini, in una parola, son necessarie le une alle altre, e che dall'accordo reciproco derivano il maggior bene comune, la fortuna, la saldezza e la forza dell'intero Stato.
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