8.8 I fichi di Cartagine
E ventidue anni dopo, fu la volta di Cartagine. La sventurata e irriducibile città pareva che risorgesse sempre più prospera dai suoi disastri. La sua posizione e i suoi attivissimi commerci, per quanto Roma le avesse collocato a fianco il terribile re dei Numidi, Massinissa, che continuamente e impunemente s'impossessava dei suoi territori, facevan sì che di giorno in giorno essa diventasse sempre più formidabile.
A frenare la capace ingordigia di Massinissa, i Cartaginesi, non potendo far guerra, s'affannavano a mandar ambascerie a Roma. I Romani rispondevano con l'inviar laggiù le solite inconcludenti commissioni. A capo d'una di queste era il famoso Marco Porcio Catone, il quale rimase così impressionato dallo stato in cui s'era già rimessa Cartagine, che non trovò altro modo che di portare un cestello di fichi freschi, colti negli orti cartaginesi, per spaventare i Romani. Come se avesse voluto dire: "Ehi! In poche ore di mare, potremmo aver qui freschi freschi anche i nemici".
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