18.2 Le prime navi da guerra romane
Come si combatteva allora? Mancavano le armi da fuoco e i combattimenti si risolvevano in sanguinosi corpo a corpo. Il principale mezzo di offesa, in mancanza del cannone, era costituito dall'urto. Ecco perché le prore delle navi da guerra erano munite di rostri di ferro o di bronzo, che nell'urto contro una nave nemica ne squarciavano i fianchi, oppure la immobilizzavano, incastrandosi profondamente nel fasciame dell'avversario e permettendo così ai due equipaggi nemici di aggredirsi e combattere ad armi bianche.
Allo scopo di venire più facilmente all'abbordaggio, il grande ammiraglio romano Caio Duilio inventò il cosiddetto "corvo", specie di ponte levatoio posto sulla prora delle navi, e presumibilmente girevole su un perno posto alla sua estremità posteriore. All'estremità anteriore, invece, il "corvo" era munito di una grossa punta di ferro, e, lasciato cadere di peso sulla nave nemica, si conficcava con questa punta nel suo tavolato. Allora i soldati romani, coperti dallo scudo, si lanciavano a due a due all'arrembaggio. Né mancavano, a bordo, catapulte per lanciare pietre enormi sulle navi nemiche, e neppure arieti per battere le mura delle città assediate.
Queste ultime macchine erano collocate spesso su un ponte, costruito tra due navi accoppiate. Una terza imbarcazione più piccola, col suo moto in senso contrario a quello dell'ariete, serviva a imprimere lo slancio alla gigantesca macchina da guerra, lasciata poi funzionare di colpo. Nei combattimenti di mare era, però, sempre preferito il colpo di rostro, a cui seguiva l'attacco all'arrembaggio.
Dopo le guerre puniche, la Marina romana non solo si perfezionò grandemente, ma assunse anche un enorme sviluppo. Basti dire che nella guerra di Pompeo Magno contro i pirati, che infestavano tutto il Mediterraneo e si annidavano specialmente sulle coste dell'Asia Minore, vennero prese 90 navi rostrate, altre 100 non rostrate e distrutte 1300!
Dopo la seconda guerra punica, i Romani diedero per le loro navi da guerra la preferenza alle velocissime liburne: unità piuttosto sottili e rostrate, che avevano solo due ordini di remi. Poiché bisogna sapere che, a quell'epoca, le navi più importanti avevano tre ordini di remi disposti l'uno sull'altro (donde la denominazione di trireme) e in qualche raro caso ne avevano persino cinque (quinquereme) e più.
Non si trattava però di navi che possedessero tre o cinque ponti (piani) sovrapposti, come si potrebbe credere a tutta prima, bensì solo tre o cinque ordini di banchi per rematori, disposti a diversa altezza.
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