21. Le dominazioni barbariche
21.1 Il sogno di Teodorico
Povero Romolo Augustolo! Povero piccolo imperatore! Relegato dal barbaro Odoacre in una villa sul promontorio di Miseno presso Napoli, una dimora che aveva costruito l'antico Caio Mario, ch'era stata abbellita dal magnifico Lucullo e che poi era diventata una fortezza, l'anno stesso, nel 476 dopo Cristo, diciassettenne appena, morì.
Ma non molto gli sopravvisse Odoacre. Aveva egli fatto chiedere dal Senato di Roma all'imperatore d'Oriente, Zenone, che gli fosse accordato il titolo di Patrizio e la facoltà di governare in suo nome l'Italia.
L'ambito titolo non gli giunse ufficialmente mai. Venne invece, nel 489, d'accordo con l'Imperatore, un altro barbaro, Teodorico, re degli Ostrogoti, il quale batté Odoacre all'Isonzo, a Verona e all'Adda, lo assediò per tre anni a Ravenna, e, indottolo a capitolare col patto d'aver salva la vita e di governare insieme, in un banchetto lo uccise.
E Teodorico fu riconosciuto dall'imperatore d'Oriente. Egli era vissuto per molto tempo, come ostaggio, a Costantinopoli; seppe governare con sufficiente saggezza. Si circondò, alla sua Corte, in Ravenna, di ministri e di consiglieri romani, come lo storico Cassiodoro, il filosofo Boezio e l'erudito Simmaco; difese l'Italia dagli altri Barbari, e aggiunse al suo dominio le vecchie province della Rezia, del Norico, della Provenza e parte della Pannonia. Essendo morto suo genero, Alarico II, re dei Visigoti in Spagna, resse anche questa regione, in nome del nipote Amalarico: così che egli regnava dai monti della Macedonia alle coste dell'Atlantico, dalla Sicilia al Danubio.
Era sua ambizione di costituire un potente impero, dove Romani e Barbari vivessero unificati; promulgò savie leggi, imprese vasti lavori, restaurò molti monumenti; rispettava il Senato, scriveva agli imperatori d'Oriente: "Nel vostro Stato imparai come si debbano governare con giustizia i Romani. Non vi sia divisione fra i due Imperi, ma uguale volontà e ugual pensiero". Nello stesso tempo, però, tolse agli Italiani un terzo delle loro terre, come aveva fatto Odoacre, per distribuirle ai suoi Goti; questi disprezzavano i Romani, quali vinti e soggetti; i Romani odiavano i Goti, perché barbari e oppressori e di religione ariana.
Gli animi s'invelenirono. Teodorico s'insospettì; fu proibito agli Italiani di possedere altra arma che un coltello per uso di cucina; Boezio, chiuso in carcere, vi fu decapitato; il vecchio Simmaco, suo suocero e capo del Senato, fu pure ucciso per averlo compianto; il papa Giovanni I, mandato a Costantinopoli con una missione, al suo ritorno fu arrestato e morì in carcere.
Gli istinti barbarici del re ostrogoto si risvegliavano. Finalmente, nel 526, cessò di vivere.
Ma dopo di lui fu peggio. Non avendo figli maschi, Teodorico aveva fatto venire dalla Spagna un suo congiunto, il visigoto Eutarico, dandogli in sposa la figlia Amalasunta. Lo aveva fatto adottare dall'imperatore d'Oriente, Giustino; ma, dopo qualche tempo, Eutarico era morto. Rimaneva un suo figlioletto, di nome Atalarico. Fu lui, sotto la reggenza di Amalasunta, il nuovo re degli Ostrogoti.
Amalasunta era colta, educata alla romana e dei Romani ammiratrice; alla romana ella volle che anche il figlioletto suo fosse educato, e l'affidò a sapienti maestri. Ma:
- Come può diventar valente capitano costui, che si logora nelle scuole? - dicevano i rozzi Ostrogoti.
Glielo tolsero per esercitarlo nelle armi, e Atalarico, consunto dagli strapazzi e dagli stravizi, morì.
Amalasunta tentò sostenersi al potere, offrendo la sua mano al cugino Teodato; questi la sposò, e poi la fece strangolare in un castello del Lago di Bolsena.
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