4.10 Le oche di Giunone
Disgraziatamente, le tracce del suo passaggio furon notate dai Galli. S'arrampicarono anch'essi, una notte. E già erano arrivati alla cima... C'era lassù un tempietto, con delle oche consacrate alla dea Giunone. Le sospettose bestie, al rumore, cominciarono ad agitarsi e a strepitare.
Accorre il prode Marco Manlio, s'accorge del pericolo, grida l'allarme, con un colpo di scudo butta giù dal muro un Gallo che già stava per scavalcarlo; costui, nella caduta, ne trascina con sé degli altri; tutti furono rovesciati dai compagni di Manlio, il quale s'ebbe il nome di Capitolino. Il pericolo, anche questa volta, era scongiurato.
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