9.4 Caio Gracco
Caio, anziché indietreggiare di fronte alle difficoltà dell'impresa, s'impose di continuare l'opera del fratello. La lotta per la plebe, oltre che essere un'applicazione dei suoi principi, era anche per lui una sacra eredità. Dieci anni dopo, Caio poté ottenere dal Senato una più ampia applicazione della legge agraria, a suo tempo voluta dal fratello, e anche che fosse fatta una grande distribuzione di grano a bassissimo prezzo tra il popolo.
I Romani avevano via via creato colonie (formate da gruppi di cittadini inviati con le loro famiglie a vivere in terre di conquista), le quali avevano uno scopo particolarmente politico: quello di vigilare sulle popolazioni soggette e di diffondere le leggi di Roma. Caio Gracco propose la fondazione di altre colonie, allo scopo di far occupare e coltivare alle famiglie povere una quantità di terreno sufficiente ai loro bisogni.
Riuscì a far approvare questa e altre leggi (tra cui quella che doveva concedere la cittadinanza romana ai popoli italici), ma si accese anche contro lui l'odio dei ricchi, i quali, per più nuocergli, cercarono di sollevargli contro proprio la classe dei cittadini per la quale egli tanto ardentemente lottava. I suoi nemici fecero al popolo promesse di ricchezze e di diritti politici più grandi ancora e, durante un suo viaggio a Cartagine, riuscirono a persuadere i poveri a tumultuare contro di lui. Al suo ritorno, un tumulto più sanguinoso di quello già sollevato contro Tiberio scoppiò sul Campidoglio. Tremila partigiani di Caio vennero uccisi barbaramente; egli, sfuggito ai persecutori, si fece uccidere da uno schiavo, per non finire, come il fratello, sotto i colpi di pugnale di suoi concittadini.
A questo punto della storia di Roma, dicono concordemente gli storici, comincia la decadenza. Altre conquiste seguiranno, ma anche altre tremende lotte che roderanno, a poco a poco, il granito della potenza romana. Ma è tale la saldezza di questo granito, che resisterà ancora secoli e secoli alle mille cause di sfacelo; e, prima che la furia selvaggia dei barbari abbatta la Città Eterna, splenderà la grandezza imperiale di Roma, esempio unico nella storia del mondo di una civiltà che durò oltre un millennio, che assoggettò il mondo e che, offuscata talvolta ma non mai spenta, continua ancora a illuminare tutte le genti.
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