13.5 Nerone
Per qualche tempo fu buono, tenuto a freno dalla madre, dal suo maestro Seneca e dal prefetto del pretorio, Afranio Burro. Ma non furono che pochi mesi. Nel 55 cominciò col far uccidere Britannio; nel 59 fu uccisa Agrippina; nel 62, misteriosamente, cessò di vivere Afranio Burro; nel 65 Seneca, caduto in disgrazia, prevenne l'immancabile condanna a morte, suicidandosi.
Allora Nerone non ebbe più freni: ripudiò e fece uccidere la moglie Ottavia per sposare Poppea, la quale poi fu uccisa da lui con un calcio. S'era messo in testa d'essere un grande artista, un poeta e un musico, e andò in giro a farsi applaudire nei teatri d'Italia e di Grecia. Si rallegrò d'uno spaventevole incendio che distrusse gran parte di Roma, e si dice ch'egli stesso procurasse di alimentarlo per aver modo di costruire una nuova città, capitale più degna di lui e del mondo.
Difatti, accusati dello scempio i Cristiani, cominciò a rifabbricare per sé una reggia spettacolosa, la cosiddetta "Domus aurea", che si estendeva, fra palazzi, parchi e giardini, dal Palatino all'Esquilino, per più d'un chilometro quadrato di superficie. E le meraviglie che se ne rinvengono, negli scavi, ancora stupiscono.
- Eccomi finalmente in una casa da uomo! - esclamò Nerone, quando poté entrarvi.
Ordinò per Roma un vero e proprio piano regolatore, con vie ampie e dritte; costruì le "Terme Neroniane" e un Circo. Fuori d'Italia iniziò il taglio dell'istmo di Corinto, anche per ricompensare i Greci d'essersi mostrati entusiasti dei suoi suoni e dei suoi canti; per lo stesso motivo li esentò da ogni tributo.
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