10.6 Lo schiavo cimbro
E Mario è costretto a fuggir da Roma; s'imbarca, e le tempeste lo ributtano a terra presso il monte Circeo; è scoperto e inseguito: egli si tuffa sott'acqua fra i canneti d'una palude, respirando a malapena con una canna; lo scovano, l'afferrano e lo tiran fuori, lo cacciano in prigione a Minturno, e mandano uno schiavo cimbro a scannarlo.
- Miserabile! - si drizza fra il lusco e il brusco il prigioniero. - Ardiresti toccar tu Caio Mario?
A questo nome, il Cimbro se la dette a gambe.
I Minturnesi, dal canto loro, interpretarono questo fatto come un segno della volontà celeste, e lasciarono andar Caio Mario.
Ed eccolo ancora libero; eccolo sulla spiaggia in cerca d'una nave...
Pochi giorni dopo, fu segnalata la sua presenza sulle coste dell'Africa. Andarono i magistrati a sincerarsi, e lo trovarono seduto sui ruderi di Cartagine.
Gli domandò un littore che cosa dovesse riferire ai suoi comandanti; ed egli:
- Va', e di' che hai visto Caio Mario seduto sui ruderi di Cartagine.
Era un rudere sui ruderi! Un grand'uomo finito sulle rovine d'una potente città distrutta.
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