11.5 Conquista delle Gallie
Prendendo a pretesto una migrazione in massa dei popoli elvetici che abbandonavano le loro montagne in cerca di sedi migliori, egli penetra nelle Gallie, frena gli Elvezi, li sbaraglia e li costringe a rimpatriare, dando loro viveri e mezzi per sostentarsi e per ricostruire i loro villaggi da essi stessi bruciati.
E allora ecco i Galli:
- Sappi, o Cesare - dicevano con gran terrore - che anche in altre parti la nostra terra è stata invasa da popoli, detti Germani, i quali da tempo han passato il Reno e continuano a dilagare!
E Cesare rimonta a cavallo, e incontra in Alsazia il superbo re Ariovisto coi suoi Germani, di statura così gigantesca, che i legionari ne erano spaventati. Ma Cesare:
- Vada pur indietro chi teme! Io attaccherò con la mia Decima Legione soltanto.
E tutti i legionari allora, per emulazione, furono eroi. Ariovisto e pochi dei suoi Germani si salvarono a nuoto, di là dal Reno.
L'anno seguente si sollevano i Belgi, e Cesare li doma. Nel 56 a. C. son domate le popolazioni costiere fino al Golfo di Guascogna: tutte le Gallie possono considerarsi conquistate, e Cesare passa in Germania e nella Britannia, l'attuale Inghilterra. Nel 54 a. C., sedati alcuni disordini nella Cisalpina e nell'Illirico, ritorna in Britannia e ancora in Germania... L'anno dopo, tutti i Galli, condotti dall'eroe nazionale Vercingetorige, sono in rivolta.
Bisognò combattere duramente contro di loro, finché, circondato in Alesia, nel 52 a. C., Vercingetorige si arrese. Venne egli, solo, a cavallo, nel campo romano: girò tre volte intorno al seggio di Cesare, e gli gittò ai piedi la sua spada. Cesare lo accennò ai littori, i quali lo presero e lo incatenarono. Fu condotto a Roma, sulle falde del Campidoglio e, dopo qualche anno di prigionia, messo a morte.
Torna all'indice