10.3 Il campo della putrefazione
Ed ecco che inquietanti allarmi giungono dal settentrione, di là dalle Alpi: popoli ferocissimi, denominati Cimbri e Teutoni, scorrazzavano dal Norico alla Gallia, tutto devastando e distruggendo sul loro passaggio; e ora, rinforzati da orde galliche, le quali avevano voluto seguirli, si preparavano a scendere anche in Italia, in due enormi colonne, dai valichi delle Alpi Liguri e delle Alpi Tridentine. Venivano essi da quella che è ancor detta la Penisola Cimbrica, cioè dallo Jütland, dai paesi acquitrinosi dove ancor pare che la terra combatta col mare, fra il Mar del Nord e il Mar Baltico, in fondo alla Scandinavia e all'estremità della Germania: le odierne province dello Schleswig-Holstein. Scacciati dai loro confini, pare, da grandi sconvolgimenti naturali, i Cimbri dallo Schleswig e i Teutoni dall'Holstein, rispettivamente capeggiati dai loro re Bojorix e Teutoboc, s'eran buttati dapprima nel Norico e poi nella Gallia, sconfiggendo Volci, Tigurini e altri popoli, nonché le legioni romane di Carbone, di Silano e di Cassio Longino, di Scauro, di Manlio e di Cepione. A Roma si viveva nella più grande ansietà. Si ricorse a Caio Mario, a cui, contrariamente alle leggi, fu rinnovato più anni di seguito il consolato.
E Mario vola sul Rodano, dove pianta un gran campo trincerato. I Teutoni che ritornavano dalla Spagna, rinforzati da orde galliche, si accanirono invano per espugnarlo.
Allora decisero di passare lo stesso e, gettati nel fiume oro e cavalli per propiziarsi i loro dei, cominciarono la sfilata. Erano tanti, con le donne, i figli e le masserizie sui carriaggi, che impiegarono tre giorni a traghettare il Rodano. E avvicinandosi agli spalti, gridavano:
- Andiamo a Roma! Avete commissioni da affidarci?
Anche il loro gigantesco re Teutoboc, che, per impressionare i Romani si faceva vedere a saltar fin sei cavalli affiancati, si presentò a sfidare a singolar tenzone Caio Mario. Il quale gli fece rispondere:
- Se hai voglia di morire, scegli un albero e impiccati.
Ma, passati che furono tutti, Mario si mise alle loro calcagna. Alle Acque Sestie, in Provenza, li attaccò e ne fece una tale strage, che il campo di battaglia si chiamò da allora in poi "campo della putrefazione" (102 a. C.).
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