3.10 Contadino e dittatore
Continuarono, di tempo in tempo, le guerre contro i Volsci, contro Veio, contro i Sabini, contro gli Equi, a rintuzzare la baldanza dei quali fu eletto dittatore Lucio Quinzio Cincinnato. Lo trovarono, gli ambasciatori del Senato, mentre egli stava lavorando un suo poderetto di quattro iugeri di terra, poco lungi dalla città, in un luogo che ai tempi dell'Impero conservava ancora il nome di "Prati Quinzi". Ivi Cincinnato fu informato come gli Equi avessero circondato e assediato un console e l'esercito romano, senza speranza di salvezza, sul monte Algido.
Cincinnato, che già era stato console e combattente anche lui, lasciò l'aratro. Sua moglie Racilia uscì dalla casetta e gli portò la toga. Gli ambasciatori lo salutarono dittatore e lo esortarono a correr presto a Roma, ch'era in preda allo sgomento.
Cincinnato non indugia un attimo. È ricevuto sulle porte dell'Urbe dai senatori e dal popolo; i littori si mettono ai suoi ordini. Non si dormì tutta la notte. L'indomani, prima dell'alba, Cincinnato scende nel Foro; ordina che si chiudano le botteghe, si cessi da ogni lavoro, così a Roma come in tutto il territorio. Comanda che tutti gli uomini atti a portare le armi si presentino entro la giornata in Campo Marzio, con viveri ognuno per cinque giorni, e ognuno con dodici pali.
Che vorrà fare Cincinnato? Egli inquadra le schiere; nella stessa notte, a passo forzato, giunge ai piedi del monte Algido. Silenzio! Si appressano al campo nemico, lo circondano, lo chiudono come in un'immensa palizzata fortificata.
- Al mio segnale - dice Cincinnato - levate tutti un gran grido e scagliatevi all'assalto. Che si spaventino i nemici, e che ci odano e si rinfranchino i nostri assediati!
Così fu fatto. Era ancor notte. Al grido tremendo, all'attacco improvviso, i nemici non resistettero. I Romani, invece, dall'altra parte, conosciuto l'improvviso soccorso, impugnan l'armi e si buttano alla sortita.
Gli Equi vennero sgominati.
Impossibilitati a sfuggir dal cerchio teso intorno a loro da Cincinnato, dopo un aspro combattimento, che si protrasse fino alle prime ore del mattino, si arresero in massa.
E Cincinnato, trionfante, tornò a Roma. Scomparso ogni pericolo, depose la dittatura; rifiutò doni e onori, si ritirò di nuovo nel suo poderetto e si rimise a lavorare la terra. Anche Veio, poco più tardi, fu espugnata da Marco Furio Camillo.
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