2.5 Servio Tullio
Continuò le guerre e i lavori intrapresi da Tarquinio Prisco. Da lui, ancora una volta, furono vinti i Veienti.
Distribuì le terre conquistate alla plebe. Istituì il censimento, dividendo in sei classi la popolazione: dal quale censimento, a detta dell'antichissimo storico Fabio Pittore, risultavano viventi a Roma 80 mila cittadini atti alle armi.
La città si era enormemente ingrandita, e Servio Tullio la cinse di solide mura in pietra, di cui esistono ancora cospicui avanzi a Roma: ed è straordinario rilevare come quelle mura non siano costruite sull'alto dei colli, ma a mezza costa, secondo le concezioni della tecnica bellica moderna. Sull'Aventino, gli avanzi delle mura di Servio Tullio sono alti ancora 13 metri.
Per non incorrere nello stesso pericolo del suo predecessore, il quale si era trovato contro i figli di Anco Marzio, il nuovo re aveva sposato le sue due figlie ai figli di Tarquinio Prisco, Lucio e Arunte: pessimo il primo, buonissimo l'altro. E anche le due sue figliuole erano una buona e l'altra cattiva. La prima fu sposata a Lucio e l'altra ad Arunte.
Avvenne che il buon Arunte morì, e anche la buona moglie di Lucio passò da questa vita. Il cattivo vedovo e la cattiva vedova si sposarono: da due tristi non poteva avere origine che qualche fosco fine. Così accadde.
Servio Tullio era vecchio, e Lucio non ambiva che di succedergli. Un giorno, convocato arbitrariamente il Senato, buttò il re dalla scalinata della Curia e lo fece trucidare dai suoi sicari. La moglie Tullia, accorrendo per essere prima a salutare re suo marito, non si peritò di passare col cocchio sul cadavere ancora caldo del padre.
Così finì Servio Tullio, dopo 44 anni di regno.
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