7.8 Non demordere
Ma i Romani non si scoraggiarono. Apparve anzi allora, in tutta la sua grandezza, la loro forza d'animo. Il Senato proibì il lutto per più di trenta giorni alle famiglie, si vietarono gli assembramenti e la propalazione delle notizie allarmanti, si vietarono il lusso e gli ornamenti e si comandò alle donne e ai disutili di rimanere in casa; si arruolarono tutti gli uomini dai 17 anni in poi e si tolsero anche dai templi le armi degli antichi trofei per distribuirle alle truppe; si coscrissero anche gli schiavi, e, avendo un reparto di questi dato buona prova in un combattimento, si donò loro la libertà.
Annibale manda un ambasciatore per offrire il riscatto dei prigionieri:
- Roma non ha bisogno di gente che si fa catturare viva - risponde il Senato.
E le matrone portano i gioielli per rinsanguar l'erario; soldati, cavalieri e ufficiali rinunciano alla paga; gli appaltatori dichiarano che proseguiranno i lavori gratuitamente; i patrizi si quotano per allestire una flotta. Si ricostituirono gli eserciti e si spedirono legioni nell'Alta Italia, in Sicilia, in Spagna contro Asdrubale e nell'Epiro contro il re Filippo di Macedonia. Comandanti supremi: Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, lo "scudo di Roma", e Marco Claudio Marcello, la "spada di Roma".
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