21.7 Il teschio di Cunimondo
I Longobardi! Oriundi dalle foci dell'Elba, avevan vagato, dal 200 dopo Cristo, per la Germania, insediandosi nelle terre lasciate libere o strappate ai Rugi, agli Eruli e agli Svevi; eran venuti in ultimo nella Pannonia e ai confini d'Italia. Il loro re Alboino aveva vinto e ucciso Cunimondo, re dei Gepidi, ne aveva sposato a forza la figlia Rosmunda, e del cranio di Cunimondo s'era fatto una tazza per bere nei banchetti.
- Misericordia! I Longobardi son calati in Italia... L'imperatore Giustino, in guerra contro i Persiani, non può opporsi... Han passato l'Isonzo, il Piave, anche l'Adda; Alboino è a Pavia, città scelta a capitale del suo regno.
Erano gli anni tristi dal 568 al 572; in Italia infieriva la peste. Poco dopo:
- Alboino è stato ammazzato. In un banchetto a Verona, egli ha offerto la sua macabra coppa piena di vino a Rosmunda, dicendole: "Bevi nel teschio di tuo padre!".
- Orrore!... E Rosmunda?
- Ha bevuto, ma poi ha fatto scannare il re dallo scudiero Elmichi e dal gigantesco Peredeo. Ora i Longobardi han dato la lancia del comando a Clefi.
Dopo 16 mesi:
- Anche il re Clefi è stato assassinato.
- E ora, e ora?
I capi dei Longobardi si spartirono il territorio conquistato, e vi cominciarono a erigere i loro castelli; distribuirono ai seguaci le proprietà tolte ai Romani, e, col nome di duchi, governarono indipendenti. Tutta l'Italia venne divisa in 36 ducati, di cui i più potenti furono quelli di Spoleto e di Benevento. I contadini, ridotti a servi della gleba, legati al fondo dove lavoravano, tributari dei nuovi signori, eran chiamati aldi.
- Poveri noi! E l'imperatore d'Oriente perché non ci soccorre?
All'Impero d'Oriente appartenevano ancora molte città costiere, con l'intera Romagna, con le isole e con Roma; altre città, come Napoli e Amalfi, si reggevano quasi libere; Venezia, difesa dalle sue lagune, guadagnava sempre più d'importanza, e riconosceva solo di nome il predominio di Costantinopoli. I barbari Longobardi non potevano nulla sul mare.
- Perché dunque gl'imperatori non ci soccorrono?
- È quello che ha scritto il Senato di Roma a Tiberio II: "Se non puoi aiutarci con le armi, perché non ci mandi almeno del pane?". Gli hanno spedito 3000 libbre d'oro, ma i Bizantini devono anch'essi difendersi dai Persiani. Ora il Senato di Roma s'è rivolto con 50.000 monete al re dei Franchi, il quale ha promesso di venire in Italia.
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