1.3 Romolo
Prosegue la leggenda dicendo che Remo, il quale seguiva la cerimonia con dispregio, saltò irridendo il fosso, e fu ucciso da Romolo. Questi, rimasto solo, fu il primo re di Roma. Chiamò nella sua città quanti giovani dei luoghi vicini fossero desiderosi di nuove sorti e di nuova vita, e molti vi accorsero: pastori, guerrieri e avventurieri, ciascuno portando una piccola quantità di terra del paese donde era venuto, e tutti gettandola e mescolandola insieme in un unico pozzo, detto mundus, come per fare di tante terre e di tante patrie una sola.
Quanta verità in questo simbolo! Non doveva diventare Roma patria comune di tutte le genti?
Mancavano le donne. Romolo, allora, bandisce una festa, ed ecco gran folla dai vicini paesi. Sul più bello, Romolo dà un segno: i suoi, già avvertiti, si lanciano sulle fanciulle e le rapiscono, gli uomini vengono cacciati da Roma. Fu la guerra. I vicini Sabini ritornarono in armi.
I due eserciti stavano per azzuffarsi. Le fanciulle, ormai divenute spose dei Romani e madri, si intromettono fra i combattenti e ottengono che si faccia pace. Romani e Sabini si uniscono così in un sol popolo. Molti Sabini vennero ad abitare a Roma, che crebbe così più grande e più forte. Allora Romolo può abbattere Fidene, Crustumerio e Antemna: risparmia però i vinti e li conduce cittadini a Roma. Primo esempio di quella politica che, seguita poi dai suoi successori, re, consoli e imperatori, doveva fare tutto il mondo romano.
Anche Acrone, re dei Ceninesi, fu vinto e ucciso da Romolo in combattimento. Romolo lo spogliò delle armi - racconta la leggenda - e, veduta nel campo una quercia grande oltremodo, la recise e la ridusse a forma di trofeo, e v'acconciò, con ordine, l'armi di Acrone.
Quindi egli, cintasi la veste e inghirlandatosi il capo di alloro, caricatosi diritto sulla spalla il trofeo, camminava cantando un inno di vittoria, seguito da tutto l'esercito armato, e accolto con gioia e ammirazione dai cittadini. Fu l'espressione del primo trionfo.
Anche le case dei Ceninesi vennero rase al suolo, e gli abitanti costretti a trasferirsi in Roma.
A sedici anni dalla fondazione, la popolazione della città si era raddoppiata.
Ed ecco un fatto nuovo: poco dopo, anche Camerio è vinta. Romolo trasporta la metà degli abitanti a Roma, e altrettanti Romani manda a Camerio.
Così l'Urbe si espandeva oltre le sue mura.
Il sangue ch'ella riceveva da tutti, a tutti lo ridistribuiva; sempre più si fondevano popoli e razze: il mondo cominciava a diventare romano.
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