11.6 "Alea iacta est!"
In Roma, frattanto, non si parlava che di Cesare; le sue gesta, le sue conquiste, i suoi atti di valore correvano di bocca in bocca; la gloria stessa di Pompeo Magno ne era offuscata. Gli aristocratici temevano quell'uomo, adorato dalle moltitudini; lo odiava il Senato; ne era geloso Pompeo.
Il vincolo familiare che univa i due rivali, si era spezzato con la morte di Giulia.
Morto era Crasso nella sua sfortunata impresa contro i Parti; il Triumvirato non esisteva più.
Cesare o Pompeo: a chi il dominio di Roma? A chi il dominio sul mondo?
Pompeo aveva dalla sua parte il Senato. La maggioranza dei senatori ingiunse a Cesare di abbandonare il comando. Cesare rispose che l'avrebbe fatto, quando avesse abbandonato il comando anche Pompeo. Questi lo fece dichiarare nemico della patria.
Cesare era presso al Rubicone, un fiumicello presso Rimini, che segnava allora il confine tra l'Italia e la Gallia Cisalpina. Alla sconsiderata condanna, egli rispose entrando a cavallo nel fiume, e spingendosi innanzi contro Roma, con le poche truppe che avea sottomano.
- Alea iacta est! (Il dado è gettato).
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