12.5 La battaglia d'Azio
L'indignazione, a Roma, raggiunse il colmo. Si bandì la guerra, non contro di lui, ma contro Cleopatra che, come diceva Ottaviano, "nel delirio delle sue speranze, sogna la caduta del Campidoglio".
Nella battaglia navale di Azio, presso le coste occidentali della Grecia, il 7 settembre del 31 a. C., allo spettacolo orrendo dei legni cozzanti, dei morti, dei feriti, delle navi sconquassate e dei naufraghi, delle onde pullulanti di cadaveri e delle schiume rosseggiaci di sangue, tra gli urli, i rombi, gli schianti e i tonfi, Cleopatra terrorizzata fuggì. Antonio la seguì, lasciando senza capo la sua armata che fu distrutta. Anche il suo esercito di terra, poco dopo, s'arrese.
Ottaviano inseguì i due fuggiaschi in Egitto. Ivi Antonio cercò di organizzare una resistenza; Cleopatra, invece, ordinò che si aprissero al vincitore le porte di Pelusio, chiave del regno, da cui Ottaviano marciò su Alessandria. Antonio, sconfitto ancora, si uccise. Cleopatra tentò coi suoi vezzi e con le sue lacrime di commuovere Ottavio, ma non vi riuscì.
Per non adornare allora di sé, legata al carro di trionfo, il ritorno del vincitore a Roma, si fece portare da un'ancella un cesto di frutta tra cui era nascosto un aspide, e morì avvelenata.
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